Cosa è successo in questo anno dei Chatbot?

È passato poco più di un anno dal lancio dei Chatbot nella piattaforma di Messenger e durante questo periodo è stato possibile vedere molti avanzamenti tecnologici e nuovi campi di applicazione. Ad oggi è possibile trarre alcuni dati importanti sull’andamento di queste nuove tecnologie applicate al mercato. È possibile tirare le conclusioni su cosa ci aspetta per il futuro e dove si stanno orientando le aziende. Già nei primi 6 mesi è stato registrato un successo davvero sorprendente: circa l’80% delle aziende usa già un bot o ha intenzione di farlo entro il 2020, secondo quanto riportato da Business Insider.

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Per l’esattezza il 48% delle aziende intervistate ha affermato di utilizzare già chatbots e strumenti di automazione per le loro vendite, marketing e customer service, mentre il 40% attuerà la tecnologia automatizzata entro il 2020. Sempre secondo il noto sito internet di business, i settori di applicazioni in cui vengono più applicati i Bot nelle aziende sono tre: vendita,  marketing e servizio clienti. E ben il 42% di queste aziende crede che l’automazione sia in grado di migliorare e facilitare i servizi offerti ai propri clienti.

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Oltre ai vantaggi legati al miglioramento dell’organizzazione e all’ottimizzazione delle potenzialità aziendali, uno dei ritorni più importanti è legato all‘aspetto economico. È stato stimato che i chatbots potrebbero portare ad un risparmio stimato intorno ai 15 miliardi di dollari, corrispettivo degli gli stipendi percepiti da rappresentanti di prodotti, servizi, i titoli ecc. Ogni anno, negli Stati Uniti, 79 miliardi di dollari vengono percepiti dagli operatori del servizio clienti. Secondo le statistiche, i Chatbots potrebbero gestire il 29% del traffico di questo settore, facendo risparmiare alle aziende 23 miliardi di dollari ogni anno.

I CHATBOT NON SONO VISTI DI BUON OCCHIO SOLO DALLE AZIENDE MA ANCHE DAI CLIENTI

Sono stati condotti molti sondaggi sulla relazione tra Chatbot e utente; a distanza di anno, ciò che è emerso è un esito molto positivo e che lascia presagire grandi prospettive per il futuro. Sempre secondo Business Insider, il 44% degli utenti americani vorrebbe utilizzare i chatbot per ricevere assistenza e supporto dall’azienda. Un altro aspetto molto importante da considerare è che più della metà dei Millennials  intervistati non solo ha già utilizzato questo tipo di strumento ma ha dichiarato anche di aver acquisito una certa confidenza. Inoltre il 37% ha affermato che vorrebbe effettuare acquisti con questo sistema.

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Altro punto a favore dei chatbot è legato ai vantaggi che possono ottenere i clienti quando usufruiscono di questo servizio. In particolare secondo il 2016 Mobile Messaging Report di Ubisend emerge che:

  1. il 51% degli utenti che un servizio dovrebbe essere attivo 24/7
  2. il 48,% vorrebbe contattare un’azienda tramite messaggi piuttosto che via email
  3. il 49,4% preferirebbe contattare un’azienda tramite messaggi piuttosto che con il telefono

In conclusione si può affermare che i chatbot sono perfettamente in grado di realizzare tutte queste aspettative e offrire anche molti più vantaggi. Dopo il successo delle piattaforme social, ora è il momento delle messagging app.

IL SETTORE AI È UN OTTIMO CAMPO D’INVESTIMENTO

Il 2016 è stato l’anno dei chatbot anche dal punto di vista degli investimenti. Infatti moltissime start up sono nate focalizzandosi su questa fetta di mercato durante l’anno passato; solo nel primo trimestre è stato registrato un numero di 140 start up attive nel campo dell’intelligenza artificiale. Queste realtà hanno mosso grandi investitori e grandi capitali per un ammontare di 1,5 miliardi di dollari. In particolare le risorse si sono concentrate sullo sviluppo di piattaforme in grado di comunicare e interagire con modalità simili a quelle umane. I campi di applicazione sono stati in particolare quello dell’assistenza al cliente e supporto al lavoro di manager e team. Anche altri settori sono stati coinvolti in questa ascesa degli assistenti virtuali; in particolare in ambito sanitario, pubblicitario finanziario e assicurativo. Nel 2011 il numero degli investimenti era circa di 70 mentre è passato a 400 nel 2015.

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